La paura fa...40!
Nell'episodio precedente avevo descritto la fase di ricostruzione che avevo scelto per metà agosto, un sistema per togliermi dalla comfort zone e darmi degli stimoli nuovi, in modo da ripartire con uno slancio diverso e cercare una continuità che in questo 2024 mi è sempre mancata (se te lo sei perso, leggi qua). E descrivendone tutto sommato la buona riuscita, mi ero messo in guardia da solo: dovevo essere bravo a trarne il giusto profitto, altrimenti sarebbe stata solo una fase fine a sé stessa.
Sono seguite due settimane di ripresa costante, un bel progressivo sugli 11 km fatto alla domenicale di Silea e poi una battuta d'arresto, a causa una di quelle cose che non puoi comandare, che necessariamente hanno la priorità e tutto il resto passa in secondo piano. Uno stop di 2 settimane intere, nelle quali sono riuscito a portarmi a casa solo un paio di uscite lente, a sgranchire le gambe.
Non benissimo, vero? Ho fatto tutta quella trafila agostana per impormi un cambiamento, per darmi una direzione...e poi? Tutto fermo? Tutto saltato? Beh, no!
Detto che ci sono cose alle quali non puoi scampare e a cui devi fare fronte, si fa "di necessità, virtù" e si cerca di non perdersi per strada. In tutto questo, si avvicinava la Treviso Half Marathon, gara di casa alla quale sono affezionato e a cui ho partecipato a tutte le edizioni. Ed ero chiaramente iscritto. Tra l'altro, gara non banale, perché sarebbe stata la mia 40esima mezza e, arrivarci così, mi stava facendo un po' paura!!
A una settimana dalla gara, arrivavo dallo stop di due settimane descritto sopra e senza avere la distanza nelle gambe, visto che l'ultima volta che avevo percorso almeno quel chilometraggio era una lontana domenica di aprile, alla maratona di Milano. A volte però capitano cose che mettono in ordine tutti i tasselli, pur sembrando casuali. Nel week end precedente alla gara, sabato sera, ancora in valutazione sull'allenamento da farsi la mattina successiva e anche il dove farlo (idea di partecipazione alla domenicale di Corbolone, con la distanza interessante di 19 km), incontro Alessandro che butta là: "domani mattina devo farne 18". Si accende la lampadina! Dove, come, quando (orario di partenza)...tutto combacia con l'essere un buon allenamento anche per me! "E se ti accompagnassi, domani mattina?", "Certo, perché no?!". E così domenica mattina, ore 9.30, 18 km strutturati in 4 lenti, 10 a circa ritmo gara e altri 4 lenti, portati a casa, con Erika in bicicletta alle nostre costole, ad occuparsi del nostro sostentamento liquido. Tutto positivo, oltretutto mi ha dato un'idea della mia situazione gambe, fiato e possibile ritmo per la gara.
Tutto procede bene, ritmo sostenibile, siamo bravi a tenerlo costante senza farci prendere dal fatto che le gambe girino. So quello che mi aspetta: conosco il percorso centimetro per centimetro (avendo fatto tutte le edizioni e avendo fatto centinaia di allenamenti in Restera) e soprattutto, rispetto ad Alessandro, conosco le fasi della gara, avendone accumulata giusto qualcuna nella mia "carriera podistica". Arrivati a metà gara, abbiamo un leggero cedimento, ma giusto un paio di secondi al km, quasi impercettibile. In prossimità del 15esimo km, ahimè, la natura chiama e sono costretto a perdere un minutino per fare pipì, lascio andare avanti Alessandro dicendogli di proseguire senza mollare, che lo avrei raggiunto. Passo dal km più lento di gara, il 15esimo con pausa pipì, al km più veloce, il 16esimo all'inseguimento di Alessandro. Quando lo raggiungo, le sue sensazioni non sono molto buone: comincia a guardare spesso l'orologio, mi dice che i battiti stanno salendo e che si sente "cotto". Niente, la mente gli sta giocando un brutto scherzo (non che la fatica non ci sia, eh), provo quindi a "smontare" questi meccanismi che rischiano di fargli fallire l'obiettivo della gara: "non ti preoccupare dei battiti, la misurazione al polso non è così corretta. Inoltre smetti di guardare l'orologio, piazzati dietro di me, attaccato e stai in scia. Preoccupati solo di fare andare le gambe!". E la cosa, tutto sommato funziona, controllo che non si stacchi da me, correggo un po' il ritmo per tenerlo sotto e procediamo. Usciamo dalla Restera e, passata la zona universitaria, ci resta solo il centro da fare, con poi il rettilineo finale lungo le mura. Sono uno po' dubbioso per i saliscendi del centro, spero che Alessandro non molli. Ma è bravo e tenace, mi resta incollato con le ultime forze e riusciamo anche a sprintare sul rettilineo d'arrivo. E il crono? Lo avevo un po' perso di vista, mi stavo più occupando che Alessandro mi seguisse e di non perderlo...ma ce l'abbiamo fatta: per una ventina di secondi siamo sotto le 2 ore!
Dal possibile risultato anonimo, alla soddisfazione di un obiettivo centrato. Perché anche se minimamente aiuti un amico nel raggiungimento del suo traguardo, hai un po' vinto anche tu.
Belli e soddisfatti al traguardo, con medaglia! |
40 andate senza paura, obiettivo centrato e la 41 dietro l'angolo!!