L'originale

E' passata l'estate. Tra un finale di primavera in cui sono riuscito a partecipare alla Moonlight Half Marathon di Jesolo, una delle mie due "mezze di casa" (ho partecipato a 11 edizioni su 14), portandomi a casa un discreto crono di 1h49' e qualche secondo e un inizio di autunno che mi ha visto dover saltare l'altra "mezza di casa", ovvero La Mezza di Treviso International Half Marathon (ho partecipato a 10 edizioni su 11, prima volta che la salto), ma rifarmi la settimana dopo con la seconda edizione della Rome Half Marathon portando a casa un soddisfacente crono di 1h48', eccomi pronto all'obiettivo di maratona autunnale: Athens Marathon, the Authentic!

Nel post maratona di Roma di marzo (se ti sei perso il racconto, lo puoi leggere qui), ho subito pensato a quale potesse essere un buon appuntamento per l'autunno, volendo scartare le "classiche" Venezia e Firenze, cercando qualcosa di nuovo. Pensieri sulle italiane Verona e Torino, mai fatte e per le quali poteva valere la pena; ricordi di Reggio Emilia e Pisa, esperienze interessanti che potevano valere una rispolverata; uno sguardo all'estero con Valencia in primis, Porto, Bilbao (che non ho capito se ci fosse effettivamente la maratona o solo la mezza...). Alla fine, come sempre, il passaparola o l'amicizia giusta ti dà l'input decisivo: Atene! Non l'avevo considerata, ma grazie a Stefano (collega di lavoro ed ex fidato compagno di allenamenti) che si è iscritto, è diventata il mio obiettivo autunnale. Iscrizione confermata a fine aprile, quindi percorso di allenamenti già tracciato da lì verso l'obiettivo. All'ultimo momento poi si aggiungono anche Roberta e Alessandro, grazie a dei posti disponibili last minute, che hanno sfruttato al volo.

Di sicuro mi sono allenato meglio, rispetto alle ultime 3/4 maratone: ho dato continuità alle uscite (tecniche e non) e soprattutto c'è la presenza dei lunghi, avendo portato a casa 25, 30 e 37 km in solitaria, sulle vie di Roma, in tre domeniche consecutive.

Partenza di venerdì mattina, arrivo ad Atene per il primo pomeriggio e subito all'Expo per il ritiro del pettorale e del pacco gara. L'Expo è situato nello stadio olimpico del taekwondo e pallamano, sulla costa: una struttura grande che ospita un sacco di espositori, tutte le più grosse marche d'abbigliamento, scarpe, orologi, integratori e promoter di altre gare (tra cui le nostre Milano, Roma e Venezia). La particolarità di questa gara è che la borsa con il necessario per il post gara, la si deve consegnare all'Expo nei giorni di ritiro pettorale e non la mattina stessa nell'immediato pregara; quindi io che sono abituato, ritualmente, a svestirmi e insaccare quasi all'ultimo momento, recuperando gel e quant'altro necessario alla gara, lo devo predisporre in anticipo. Niente sacca consegnata quindi, quello che mi serve post gara lo porteranno Elena e Serenella al traguardo.

Domenica la giornata comincia molto presto. Sveglia alle 4.50 e colazione in albergo, che ospita un folto numero di runners e che l'ha anticipata di proposito; poi rigorosa tappa bagno e vestizione. E' ancora buio, ma si nota qualche nuvola in cielo, le previsioni sono un po' dubbie, c'è il rischio di pioggia. Alle 6.00 c'è il ritrovo nella hall dell'hotel, per poi dirigerci verso piazza Omonia, alla partenza dei bus dell'organizzazione alla volta di Maratona. Faccio amicizia con Claudio, un altro ospite dell'albergo e passiamo il viaggio a chiacchierare di corsa, gare, allenamenti, scarpe...ma dando comunque un occhio al percorso del bus, perché in gara lo faremo al contrario. Piove copiosamente e la strada è in buona discesa, questo vuol dire che per noi salirà!
All'arrivo a Maratona sta ancora un po' piovendo, ma non troppo. Stefano è già lì e si è rifugiato negli spogliatoi dello stadio, Alessandro e Roberta stanno per arrivare e, visto che ci sono già le indicazioni per accedere al proprio blocco di partenza e non capisco bene come funzioni la cosa, decido di aspettarli per salutarli, prima di andare verso il mio blocco. Stefano parte praticamente subito dal blocco 2, Alessandro e Roberta poco dopo dal blocco 4, io invece dal blocco 7, indicato al via per le 9.17.
Una volta salutati con il classico in bocca al lupo, seguo le indicazioni per il mio blocco, ma in realtà è solo un girare attorno allo stadio, nel quale si poteva tranquillamente entrare. Quindi entro, incontro Stefano e ci scaldiamo insieme sulla pista di atletica, tra i migliaia di altri runner. Questo aiuta anche a sciogliere la tensione, presente devo dire in poca quantità, tutto sommato.
Salutato Stefano che prende posto nel suo blocco, passo nella zona del blocco di Alessandro e Roberta per un altro saluto (tanto avevo ancora tempo a disposizione), poi mi dirigo nella mia zona. Man mano che partono i vari blocchi, il mio avanza verso la linea di partenza; il fatto che parta più indietro degli altri amici mi permette fortunatamente di passare a fianco alla fiamma olimpica, che prima non avevo visto.

La fiamma olimpica

Intanto ha smesso di piovere, le nuvole si stanno diradando, spunta il sole. Musica alta, lo speaker che avvia il conto alla rovescia per la partenza di tutti i blocchi...e si va! Parto praticamente alle 9.30, ben in ritardo rispetto alle preventivate 9.17. Chiaramente c'è traffico, sembro finito in un blocco più lento di quello che in realtà avevo indicato, ma ci si fa poco. Provo a superare senza esagerare e, passato il primo km un po' più lento del preventivato, posso poi tenere il ritmo di gara. Ecco, ritmo gara: percorso non facile, con un dislivello importante collocato principalmente nel tratto tra il 18esimo e il 31esimo km, quindi la strategia è stata, una volta definito il tempo finale desiderato, quella di fare una prima parte di gara un po' più brillante, salire in controllo e cambiare il ritmo dopo aver passato il 31esimo km, sfruttando la discesa. Ma se per i primi 10 km stavo rispettando il piano, per i successivi 5 non si può dire altrettanto. E' vero che la maggior parte della salita è concentrata nella fascia descritta sopra, ma prima ci sono degli strappetti poco simpatici, che ti preparano a quello che sarà. Pertanto passo il 15esimo km un po' in ritardo sulla tabella di marcia, ma mi preoccupo poco, devo ora gestire la parte impegnativa. Cerco di salire costante, dosando ritmo ed energie e mi sembra di tenere adeguatamente, sto sempre con altri runner e, a parte qualche tratto anonimo, anche la risposta del pubblico che incita non è male (andrà aumentando avvicinandosi ad Atene). La fatica si sente, il gel del 20esimo km non l'ho digerito agevolmente (mi ha dato nausea per un bel km), ma il ritmo c'è e i km passano. Arrivo al 30esimo e prendo un altro gel, però questa volta è peggio di quello del 20esimo: sensazione di nausea che mi impedisce anche di correre, assecondo la situazione camminando per un tratto, siamo ormai vicini alla discesa. Riprendo a correre fino all'imbocco del sottopasso del 31esimo km e cammino di nuovo nella salita, poi riprendo a correre con calma, quando inizia la parte di percorso favorevole, in discesa. Qui dovrebbe scattare la terza fase del "piano gara", in cui si cambia ritmo in direzione del traguardo. Ma qualcosa è inceppato, le gambe non vanno, anzi approfittano della discesa per tenersi in moto, ma non come vorrei, mi sembra di andare come in salita, solo che prima spingevo, ora vado d'inerzia causa discesa. Arrivo al ristoro del 35esimo in cui sento la necessità di prendere l'ultimo gel, però visto l'effetto del precedente, sono fortemente dubbioso sul farlo. Provo a prendere un po' di sali, ma li mollo subito perché al banco successivo hanno la coca cola! Due bicchieri sono salvifici, perché lo stomaco si sistema e mi danno qualche zucchero (o sarà solo effetto placebo dello stomaco che sta meglio?), trovo quindi nuovo slancio per lanciarmi sugli ultimi km. Mentre prima il peso dei km e della fatica mi stavano aggredendo, ora provo io ad aggredire la strada...o almeno questa è la sensazione che mi passa per la testa, perché le gambe mi sembrano girare e mi sto godendo il clima di festa che c'è attorno al nostro passaggio. Ormai si tiene botta e si aspetta il traguardo, il Panathinaiko mi sta attendendo!
Seguo la linea blu della miglior traiettoria, curva secca a sinistra e rettilineo di 5-600 metri in piena discesa, altra curva a sinistra, passaggio tra ali di folla e sotto un sovrappasso pedonale costruito per l'occasione e spunta lo stadio di marmo nella sua possenza! Accesso con musica greca in sottofondo (o me la sono sognata?) e tratto finale all'interno dello stadio! E' fatta! E' stata dura, probabilmente la più dura delle mie maratone, anzi sicuramente. Ma sono 22 portate a casa!

Medaglia medaglia medaglia!

Bizzarra idea che mi è passata per la testa, è fare l'inchino sulla linea del traguardo (che Stefano, arrivato ben prima di me e stanco di aspettarmi, ha filmato dagli spalti).



Soddisfatto? Diciamo che pensavo di metterci meno, però lo studio su carta della gara non è poi necessariamente quello che si presenta live. La salita si è rivelata insidiosa e impegnativa, mi ha bruciato più forze del previsto. Penso che 10-12 minuti in più rispetto a una maratona senza dislivello ci siano stati, in pratica quello che mi ha separato dalle 4 ore. Quindi, per tornare alla domanda di partenza, posso dire di essere soddisfatto.

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